L’anima pulsante e devota verso le piccole cose, l’istante ed il dettaglio fiabesco nel piacere fisico della materia, identificano ’arte di Francesca Mita. Il colore è il legante che trattiene un embrione, un germoglio nascituro affidato allo scorrere di un fiume, specchio-pensiero delle stagioni della vita. Un fiume che muove continuamente l’ispirazione della nostra artista, che scava ansie e ricordi fra ruggini e sogni, fra bagliori dorati in compagnia di voci lontane e sensazioni nascoste.

Tutto mi porta ad un parallelismo con la visione naturalistica di Emile Gallè, nella gestazione dei suoi vetri immersi in acidi e sposati con le applicazioni più diverse, con lo stesso rispetto ideologico di Francesca, nel suo dare nuova vita a materiali che custodiscono lavoro e passione. Le opere di Mita si abbandonano ad una sinestesia naturale, nel respiro del suo romanticismo, in quel silenzio irreale dove il senso del nulla-beato viene sorpreso dall’emozione della creazione.

Massimo Mondaini