Il suo spazio fisico è il suo spazio mentale. Raccoglie, seleziona archivia, non si occupa del passato, vive il presente. Il passato è conservato gelosamente nel suo scrigno segreto: oggetti, suggestioni, emozioni. La memoria non è presente, ma affiora: pezzi di memoria si cercano prendono forma. Mi sorprende sempre guardarla mentre lavora a testa bassa, con aria disarmante mi dice: non sto facendo niente sono le cose che si cercano io le metto solo assieme.
E poi la ruggine: la ruggine delle discariche, dei rifiuti, delle case di campagna, pezzi di lamiera reietti e dimenticati, lei dice che è carica di significato, il tempo l’ha modellata, incurvata, piegata, accartocciata, ossidata, bucata, racconta cose, basta ascoltarle.
E poi la tecnica: del togliere e del mettere, togliere e mettere quasi esasperata, ma ogni passaggio lascia un segno e modella, plasma, piega la superficie delle sue opere fino a non lasciare niente alla banalità.

Monica Zerbini