La materia: è questo lo strumento, nelle mani di Francesca Mita, dell’esaltazione dell’occhio dell’artista. L’occhio che sa vedere contemporaneamente la potenzialità insita dentro un frammento, ed allo stesso tempo quello che sa riconoscere in un materiale la forza della sua essenza: l’occhio che trasforma la materia, insomma, in un nuovo strumento di espressione. Nei frammenti di lamiere arrugginite si esalta l’occhio artistico di Francesca Mita, in un materiale che costringe l’uomo a riflettere su se stesso: segno dell’inesorabile scorrere del tempo, nell’esaltazione della natura casuale contro il rigido determinismo umano: l’uomo che crea l’acciaio non pensa che un domani avrà ruggine, l’uomo che crea lastre dai rigidi profili geometrici non si aspetta i curiosi contorni della ruggine.

Con questo materiale, figlio negletto dell’uomo e del tempo, l’artista crea e compone immagini potenti, dove i colori pastosi degli sfondi inglobano frammenti che in essi scoprono vita nuova: immagini dove la rappresentazione è autentica, perché la materia rinasce nell’esprimere materia nuova: e il pezzo di ruggine diventa ora chioma, che sia di albero o di donna, o ritorna natura in un paesaggio lunare. Si creano così opere dove dominano poetiche atmosfere silenziose e dimesse, personali, che invitano ad una riflessione profonda, lontana dal clamore dell’oggi, figlie dell’amore dell’artista per gli oggetti e per le piccole cose.

Una ricerca che si può esprimere fino alle composizioni astratte, dove accenti cromatici si confrontano nella loro assolutezza e perentorietà alla pari con le materie vicine. Elementi astratti al cui fianco gli elementi materici escono esaltati nella loro libertà naturale, dando stimolo al nostro occhio a vedere in essi, sulla scia dell’occhio dell’artista, forme e significati nuovi: un’arte che ci fa dono di un nuovo, più profondo, sguardo sul mondo che ci circonda.

Lorenzo Gigante